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Il senatore Liuzzi ricorda Enzo Notarnicola

Non si attenua l'onda emotiva dovuta alla scomparsa di Enzo Notarnicola. Anche il senatore Piero liuzzi, attraverso una nota, ha voluto ricordare l'amico Enzo.

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Con la dipartita di Enzo Notarnicola la nostra comunità perde un interprete genuino, un avvocato del popolo che si faceva carico delle ragioni dei più deboli fra i nostri concittadini; Noci ha tratto vantaggio dal suo interesse alla politica locale, il suo voler stare nel Palazzo perché convinto di rappresentare le istanze dei singoli, di coloro che non erano organizzati per far sentire la propria voce. Enzo li accompagnava fino alla soglia degli uffici pubblici in cui era necessario disbrigare la matassa, dirimere la questione. E per indole e consuetudine finiva per spezzare una lancia a favore del cittadino, magari calcando l’accento sulla disparità di posizione tra Stato/pubblica amministrazione e cittadino/elettore.

Era fatto così; diremmo senza ignominia che era populista in una lunga stagione politico-amministrativa in cui questo termine significava esclusivamente lo stare dalla parte del popolo. L’approdo nella politica locale avvenne nelle file dell’Acai, il potente sindacato cristiano degli artigiani - fiorente a Noci negli Anni Settanta - fiancheggiatore della Democrazia cristiana. Si è sempre sentito onorato della militanza in un grande partito popolare. Questo tratto ha caratterizzato l’origine del nostro comune impegno sociale e politico. Per cui, quando nell’inverno del 2003, in preparazione della mia prima candidatura a sindaco, divenne la mia sponda primaria nell’interlocuzione con i piccoli imprenditori, le botteghe artigiane, le officine meccaniche, i numerosi autotrasportatori. D'accordo con le altre componenti della coalizione, gli affidai la delega di vicesindaco. Successivamente divenne presidente del Consiglio Comunale.

Insomma, una vita in prima fila, quella che reclamava anche nel cerimoniale delle processioni, circostanza a cui teneva moltissimo. C’era una ragione, non era capriccio. Per un brillante autodidatta qual lui era, quella posizione dietro l’effige del santo ripagava del costante lavoro che svolgeva nell’interesse della base, della categoria. Godevo delle sue esilaranti battute. Centinaia, sempre accompagnate da una tipica mimica che predisponeva all’accondiscendenza. I nocesi più vicini alla politica ricorderanno, a sostegno del mio secondo quinquennio da primo cittadino, quella del gatto a metà strada... Roba da mandare in visibilio la folla di piazza Garibaldi. Si compiaceva del ruolo che, di comune accordo, si era ritagliato: nelle accese discussioni di maggioranza si incaricava di alzare i toni, quasi esasperandoli, per poi farsi artefice di una proposta di mediazione su cui convergevano tutti, o quasi. Dieci anni così, sera e mattina a dare una mano allo sviluppo di questa nostra città.

Sono dispiaciuto per non averlo potuto salutare ancora in vita. Ma non so se avrei potuto reggere la circostanza al solo pensiero che entrambi sapevamo quante energie avevamo impiegato per realizzare un legame forte, simbiotico, vissuto tra alti e bassi, sotto braccio e spesso non mandandocele a dire. Litigare per il bene comune non mi dispiaceva affatto. E sapevo come recuperarlo. C’era Rosa a casa. Paziente col marito e con i suoi figli, la premurosa compagna di Enzo mi forniva l’argomento per riguadagnare la sua preziosa collaborazione. La qualità di quell’amicizia con Enzo si richiamava alla cultura della Prima Repubblica pur vivendo abbondantemente nella Seconda. Ora che, ahi noi, siamo nella Terza, sembra di ragionare sull’Era giurassica. Ricordare Enzo lenisce il dispiacere per non averlo più tra noi.

Piero Liuzzi

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